Diciotto giorni in India alla scoperta della sua gente e dei suoi cani

L’India è immensa e il mio incontro con i suoi cani è limitato alle regioni del Rajasthan e dell’Uttar Pradesh seguendo un itinerario storico, culturale e un po’ turistico.
Il periodo è la fine dell’estate, stagione in cui fa ancora molto caldo. I cani trascorrono la maggior parte della giornata riposando, i cuccioli sono pochissimi e forse il cibo in questo periodo o in questa particolare area geografica è più abbondante poiché non ho visto cani scheletrici come si osserva in molte foto o si legge in alcuni articoli.

India, cani

popolo indiano

I cani in India: la mia esperienza di 18 giorni

Quello di cui scrivo è frutto della mia esperienza di viaggio. I cani in Rajasthan e in Uttar Pradesh sono ovunque.
Anche le vacche sacre sono ovunque ma la loro presenza inizia ad essere “contenuta” nelle grandi città. A Delhi non ce ne sono.
A Jaipur, la città rosa, vengono sistematicamente prelevate dalla strada, fatte salire su piccoli camion adibiti al trasporto bestiame e condotte in aree apposite dove i proprietari negligenti possono richiedere il loro animale solo dopo il pagamento di un’ammenda. I cani invece sono davvero ovunque.
Camminano veloci tra le strade incredibilmente affollate da persone, auto, moto, tuk tuk, vacche sacre e maiali spazzini. Dormono profondamente sugli spartitraffico non curanti del rumore assordante e incessante dei clacson. Riposano ai piedi delle statue di Ganesha, divinità molto amata e simbolo di buon auspicio. Si muovono con disinvoltura tra haveli, templi, forti, cenotafi reali che ci ricordano più di 2000 anni di storia.

India cani

 

Li trovi accanto ai bambini che giocano o alla stazione sdraiati per terra insieme agli indiani che aspettano treni che non arrivano mai.
Cani indaffarati a difendere un territorio o un pezzo di cibo, ad andare rapidi e decisi chissà dove, a grattarsi per trovare sollievo dai parassiti, a scovare cibo nelle discariche a cielo aperto, a cercare un modo per difendersi dal caldo spesso insopportabile.
Cani impegnati a trovare il proprio posto in un mondo, l’India, che ospita più di un miliardo e 200 milioni di persone, circa il 17% della popolazione mondiale.
Il loro colore prevalente è il fulvo, l’oro o il bianco oro come il colore della sabbia del deserto del Thar che occupa buona parte del territorio a Nord Ovest del Rajasthan. Il loro pelo è quasi sempre corto o raso. La taglia prevalente è la media o medio grande.
I più non sono denutriti, cibo ne trovano o gli viene offerto. Si grattano e si mordicchiano quando sono infestati da acari della rogna e il loro mantello non è quasi mai lucido e uniforme. A volte si immergono nel fango e gironzolano soddisfatti mostrando il corpo per metà peloso e per metà fangoso. Alcuni zoppicano e hanno arti rotti e rinsaldati in modo bizzarro. Hanno cicatrici sul corpo o ferite recenti, segni di una vita davvero vissuta ogni giorno per cercare di sopravvivere. Le cagne hanno mammelle pendule a ricordo di numerose cucciolate passate. I cani indiani sono ovunque ma paradossalmente nessuno li conosce. Puoi chiedere ma farai fatica ad avere informazioni. Le guide che mi hanno accompagnato in questo viaggio hanno imparato l’inglese a scuola e l’italiano con i turisti.
Raccontano la storia dei gloriosi Maharaja e delle loro Maharani, ed esaltano le opere di cesellatura e di scultura nel marmo.
Ci spiegano il valore della religione e cosa sono le caste con frasi fatte ed argomenti prestabiliti ripetuti centinaia di volte sempre nello stesso modo. Dal turista si aspettano l’interesse all’acquisto di diamanti, gioielli, pashmine, patchwork, camice di seta poiché il Rajasthan ha una grande tradizione di artigianato e commercio.

cani in India

 

Ma io voglio sapere dei cani, e per loro queste domande sono incomprensibili non solo nella traduzione ma anche nel concetto. Cosa vuoi sapere sui cani? Non c’è nulla da sapere sui cani. E dopo tante domande riesco ad avere qualche risposta. I cani a volte hanno un proprietario, a volte no. Non hanno il permesso di entrare nelle case. Mangiano quello che trovano o che la gente offre. Difficilmente mangiano carne (gli induisti sono per lo più vegetariani). Mangiano “biscotti”, alimento non ben specificato. Si accoppiano in ottobre-novembre e partoriscono i cuccioli in inverno. Non ci sono cani pastori anche se nelle campagne si allevano greggi di pecore e capre. Non ci sono cani da guardia anche se alcuni cani segnalano l’estraneo spontaneamente. Se un cane dimostra di essere aggressivo verso persone o animali viene subito allontanato. Se vuoi scacciare un cane o una scimmia devi abbassarti velocemente e far finta
di prendere una pietra. Poi rialzati subito. Non fare finta di lanciarla questa pietra altrimenti l’animale capirà che sei disarmato e non si allontanerà. Il governo tende a disperdere branchi di cani randagi, ma a Delhi pare ci sia un posto dove 50 cani insieme vengono accuditi da un uomo che ha fondi pubblici.

 

E a Delhi c’è anche “la signora dei cani”, protagonista di un video e un’intervista comparsa in rete quest’estate.
Grazie alla nostra guida siamo riusciti a trovarla e siamo andati da lei un pomeriggio verso le 16. Ad accoglierci c’è un ragazzo con i denti rossi, tipico indizio di chi mastica un preparato a base di noce di Betel. E’ cordiale ed è disponibile a parlarci e a farci vedere i suoi cani e la sua casa. Dice di essere il nipote della “signora dei cani”. Anche in questo caso è difficile chiedere ed avere delle risposte sempre a causa della difficoltà di traduzione. Posso solo raccontare cosa ho visto. Accanto a un cinema con i muri esterni blu c’è una via secondaria che
costeggia un fiume. Nascosta dalle macchine parcheggiate c’è la “casa” di Pratima Devi. E i cani iniziano ad essere visibili sotto le auto o sdraiati sullo sterrato. La casa è una baracca.
Pareti di non so cosa tenute in piedi non so come, senza porta. Fuori in un grande pentolone bolle una specie di semolino giallo e attorno i cani riposano, chi a terra e chi su brandine o strutture in legno. Appese al tetto di casa vi sono gabbie con all’interno ratti bianchi, simbolo di buona fortuna, ammassati l’uno sull’altro. I cani sono silenziosi e all’interno della baracca buia ci sono gabbie dove riposano i cani in attesa di cure e altri sono sdraiati su una specie di divano. Anche un uomo è sdraiato su un letto e neppure ci guarda, come fosse normale che una sconosciuta occidentale entri nella sua camera da letto alle 4 del pomeriggio per fare delle foto. A dire il vero neanche io lo guardo, ho imparato che in India la privacy è un concetto indefinibile.
Se gli uomini possono urinare tranquillamente sulle strade, le donne spesso si coprono il viso con i loro veli colorati.
E se vuoi osservare in pace una qualsiasi cosa avrai subito dieci indiani curiosi accanto a te ad osservare la medesima cosa spingendo o chiedendo di fare una foto con te.

Katia Galbiati medico veterinario

 

Dott.ssa Galbiati viaggi

In una stanza accanto ci sono altre persone sdraiate su un letto, un bambino e anche Pratima che ad un certo punto esce e si accomoda su una sedia di plastica nera.
Faccio fatica a riconoscerla perché non è così sorridente come la si vede nel video, confezionato e preparato apposta per non so quale motivo.
Io osservo una donna stanca, triste, e mi chiedo se possa essere scocciata dalla nostra presenza.
Ma la mia gioia per averla trovata mi fa dimenticare questa impressione e le chiedo una foto con me. Però non oso di più.
Non vorrei andarmene. Vorrei continuare a osservare quella realtà tanto diversa da quella che si potrebbe trovare da noi in Italia anche in una situazione analoga.
Vorrei continuare ad accarezzare il cucciolo nero di circa 7-8 mesi con evidente sintomatologia neurologica.
Vorrei fare mille domande ma decido di non farne neanche una. Ringrazio nonna e nipote per l’ospitalità e lascio loro un’offerta in denaro, certa che quei pochi soldi verranno usati davvero per i cani o per la loro stessa sopravvivenza. Le immagini più belle dei cani indiani scorrono osservandole dal finestrino dell’automobile.
Cani e uomini condividono gli stessi spazi e lo stesso destino, coesistono senza necessariamente interagire.
Sono ugualmente indaffarati e indolenti, indifferenti e curiosi, accaldati e assonnati, arrabbiati e amichevoli. Non è un sentimento di pietà o di tristezza che evocano in me.
Prima di tutto c’è la curiosità, lo stupore e la voglia di capire come possa esistere una realtà tanto diversa dalla nostra.
Vorrei capire quanto la religione e il sistema delle caste influiscono sulla vita della gente e degli animali che sembrano accettare nello stesso modo il proprio destino.
E per tante domande c’è solo una risposta: tornare in India.

cani in India

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